Le Warning e il rock al femminile: quando tre ventenni ti ricordano perché ami ancora le chitarre distorte


C’è qualcosa di profondamente rassicurante nel vedere tre ragazze sui vent’anni o poco più salire su un palco, imbracciare gli strumenti e far partire un riff che ti fa scuotere la testa ancora prima che tu possa dire "Ma non era morto il rock?". Le Warning, trio messicano composto dalle sorelle Villarreal (Daniela, Paulina e Alejandra), stanno facendo proprio questo: riportano un’energia autentica e genuina in un genere che troppo spesso è diventato parodia di sé stesso o, peggio, una playlist di Spotify con la nostalgia al posto dell’anima.

Rock non con le palle, ma con le ovaie

C’è da dirlo subito: no, non sono un gruppo "bello per essere ragazze”. Sono un gruppo che spacca. Punto. E questo, in un panorama ancora infestato da giudizi preconfezionati e condiscendenza mascherata da complimenti, è già rivoluzionario.

Daniela alla chitarra e voce è un concentrato di carisma e precisione, con riff che odorano di garage e studio, sudore e delay dosati col bilancino. Paulina, alla batteria, è quella che ti fa dimenticare che il metronomo esiste: picchia come se dovesse svegliare i morti, canta come se stesse raccontando un segreto, e ti lascia ogni volta con la domanda "ma… come fa?". Alejandra, al basso, tiene tutto insieme con una solidità che fa da colonna vertebrale a un sound che è a metà strada tra il grunge post-Kurt e l’hard rock da arena.

Giovani, sì. Ma mica inesperte.

Il bello delle Warning è che suonano con la freschezza di chi ha vent’anni e la tecnica di chi ne ha suonati almeno quaranta. Niente fronzoli, niente sovrapproduzioni plasticose. Ogni brano è un pugno, ma di quelli dati con stile: impattano forte.

Loro non cercano di sembrare vintage per piacere agli amanti del vinile, né di scimmiottare le grandi del passato per ottenere titoloni clickbait come "le nuove Joan Jett". Loro fanno semplicemente musica loro. E funziona, accidenti se funziona.

Un cuore che batte a tempo di tom

Vedere delle ventenni che non solo sanno cosa sia un ampli valvolare, ma lo usano per raccontare il mondo a colpi di distorsione, è un balsamo per l’anima di chi pensava che l’autotune avesse vinto. Le Warning ti ricordano che il rock è vivo non perché ha i capelli lunghi o gli assoli infiniti, ma perché riesce ancora a dire qualcosa, a emozionare, a far venire voglia di salire su un palco o, almeno, di urlare nel traffico con i finestrini abbassati.

E forse è proprio questo il segreto del loro successo crescente: non cercano di sembrare delle rockstar. Lo sono. E lo sono con naturalezza, con eleganza, con grinta, e – perché no – con un pizzico di ironia.

Conclusione? Viva le Warning. Viva il rock. E viva chi ci crede ancora.

Quindi sì, lasciate pure che i nostalgici dicano che "non è più come una volta" ed è vero per carità. Però ci sono tre sorelle in Messico che stanno tenendo accesa la fiamma del rock meglio di tante tribute band che suonano i Led Zeppelin in pantofole. E a noi, vecchi o giovani rocker nel cuore, non resta che alzare il volume, fare un cenno d’approvazione con la testa… e lasciarci scaldare da un power chord suonato come si deve.

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