Python è un linguaggio di programmazione splendido, ma non è molto conosciuto, almeno in Italia. La comunità italiana, seppur competente, non ha nulla a che vedere numericamente con comunità come quelle di Java o di PHP. Uno dei motivi che non portano alla vasta diffusione del linguaggio è sicuramente la totale assenza dalle scuole del linguaggio. Non ci sono atenei o istituti che lo insegnano, se non in rari e sporadici casi. Java, C, PHP, Perl e perfino Visual[Qualcosa] hanno la loro fetta di didattica, ma Python no.
Quindi chi nel corso della sua vita sceglie Python, lo fa solo perché davvero interessato al linguaggio e non per altre influenze o per condizionamenti esterni. Sceglierlo rende i programmatori migliori? Bastasse solo questo sì, ma comunque chi vuole programmare in Python lo fa perché gli interessa davvero imparare un linguaggio nuovo e moderno e perché ama la programmazione.
Le aziende dovrebbero prediligere proprio questi programmatori, che imparano non per trovare un lavoro, ma per vera passione. E con questa stessa passione lavoreranno a qualunque progetto gli verrà sottoposto, a patto di usare il loro linguaggio preferito e poter migliorare sempre più.
Realtà sicuramente innovative e che hanno cambiato il mondo informatico, hanno avuto proprio questo tipo di approccio: meglio un programmatore appassionato, che uno tradizionale, ma [forse] demotivato. Google ha creato un impero partendo proprio da questo concetto e le sue killer application di ricerca indovinate in che linguaggio sono state scritte?
Sembra un concetto astratto, ma non lo è. La forza delle scelte paga, magari non sempre immediatamente, ma solo nel corso del tempo.